domenica 5 aprile 2009

ELUCUBRAZIONI SULLA MECCANICA CELESTE - Su Sali De Mandra ovvero Il Sale Di Fuoco

Non sapremo mai, temo, ne conosceremo come o perché e forse ci domanderemo quando e da chi sia scaturita questa leggenda e se un barlume di luce illumini ancora le menti di quei vecchi che ancora raccontano di questa creatura misteriosa di cui poco o nulla si sa e della quale non si conoscono con precisione le sembianze; un mostro senza identità per alcuni, per altri un essere orrendo che si ciba di carogne in decomposizione, per altri ancora una creatura bella e gentile…
Si dice che tanto tempo fa, nei boschi che dal Monte Acqua si estendono a Nord- Ovest oltre il massiccio di Monte Mannu, sino a punta Jenn’Arta, nella terra di Iglesias, esistesse un grosso animale di indole feroce che viveva in branchi, che divorava i corpi degli animali morti, dei quali spaccava le ossa per succhiarne il midollo e il cervello, era una creatura immonda dal ventre gonfio, il suo fetore nei giorni di vento arrivava lontano spaventando greggi e pastori, ogni essere sapeva che chiunque lo avesse visto e lo avesse guardato negli occhi non sarebbe sopravissuto, o sarebbe impazzito, come Bore…Barori -Sarbarori - Salvatore , si narra che fosse questo il suo nome, ma non è cosa sicura, tutto ciò che si sa di questa storia è vago, impreciso, contraddittorio, incerto.
Alcuni con assoluta fermezza sostengono che non si trattasse di un animale feroce e che neppure fosse di grandi dimensioni era a dir loro un essere timido e mite, una creatura del fuoco che si gettava nelle fiamme quando gli incendi divoravano i boschi, cosi diceva il vecchio: “ ama il calore delle stalle, l’alito caldo degli animali”; le donne stringendo al petto i loro piccoli dicevano loro “ Momoti” questo, era il nome che la gente gli aveva dato.
“Una salamandra!” pensai, “salamandra in latino deriva da Sal-Sale e da Mandra che significa stalla, fila di animali da soma, anche cavernosità della roccia, o sale solitario… il sale spirito, o fuoco, nasce in una stalla adagiato sulla paglia”. (Fulcanelli – Le Dimore Filosofali)
Questo rimuginai, a dire il vero dubitando un poco della lucidità di quel vecchio che ai miei occhi appariva canuto, ma ancora forte, la sua voce profonda era calma, chiarissima, ascoltandolo si sentiva l’aria attorno a noi farsi quiete, il suo sguardo insondabile era luminoso come il cielo stellato; ammutolito, continuavo ad ascoltare anelando dall’intimo che ogni sua parola fosse vera.
… e talvolta accadeva che quella creatura che più a lungo fosse stata a contatto con le fiamme, quando queste in fine si fossero spente, avrebbe iniziato a soffrirne come se l’astinenza dal fuoco avesse causato in essa un dolore insostenibile, era come se iniziasse a bruciare dall’interno, per lungo tempo avrebbe penato orribilmente sino a cadere come morta … o morta.
“Aristotele nel Primo Libro Delle Meteore afferma (taluni tuttavia sostengono che il parafo sia di un altro grande uomo, Abu Alì Al-Usayn Ibn Abd Allah Ibn Sina, più noto, qua da noi in Occidente, con i nomi di Ibn Sina, erroneamente pronunciato Aven Sina, Avicenna) che ogni principio agente naturale suscita ciò che è simile a se, come il fuoco che, accostato al legno, estrae il fuoco da questo”.
Dopo qualche giorno l’animale riprendeva a respirare, ma non si alimentava quasi più, per non morire masticava qualche bacca di mirto o di corbezzolo e qualche erba profumata, digiunava sino a ridursi pelle e ossa; il suo corpo ormai esausto ma leggerissimo a poco a poco diventava più forte, la sofferenza si attenuava, le sue ali tozze e pesanti, quasi atrofizzate, si ricoprivano di nuove piume e penne candide come la neve ed egli le dispiegava facendole lampeggiare al sole.
Il vecchio, dopo un lungo silenzio, mi disse che quando era bambino, egli stesso ne aveva visto uno spiccare il volo da S’arrocca de Perd’e Cerbu, lo aveva visto librarsi nell’aria tersa, sempre più in alto e scomparire nel bagliore del sole … nessuno però allora gli aveva creduto … gli confessai che neppure io sapevo se dovessi credergli … molte volte avevo visto immagini e udito raccontare di demoni con orecchie di lepre, di demoni con lunghe orecchie e unicorni, di grilli di demoni dal becco di uccello e demoni con ali di chirotteri e demoni a tromba e poi sirene, ipocentauri gorgoni, arpie, incubi, dracontopodi, minotauri, linci, pardi, chimere, cenoperi dal muso di cane che lanciavano fuoco dalle narici, dentetiranni, policaudati, serpenti pelosi, salamandre, ceraste chelidri, colubri, bicipiti dalla schiena armata di denti, iene, lontre, cornacchie, coccodrilli, idropi dalle corna a sega, rane grifoni, scimmie, cinocefali, leucroti, manticore, avvoltoi, parandri, donnole, draghi, upupe, civette, basilischi, ypnali, presteri, spectafichi, scorpioni, sauri, cetacei, scitali, anfisbene, jaculi, dipsadi, ramarri, remore, polipi, murene, testuggini e tante ce ne sarebbero state da elencare, che se tutte queste creature fossero state vere sarebbero state più numerose della popolazione degli inferi. (Jurgis Baltrusaitis- Medioevo Fantastico)(Umberto Eco- Il Nome Della Rosa) … il vecchio continuò a sorridermi benevolmente, una luce singolare rischiarava i suoi occhi azzurri e profondi come il mare.

COME NASCE UN DIPINTO SU TAVOLA:

La tavola, ben levigata, è stata preparata con un intonaco di mezza tinta, vale a dire, di una tonalità intermedia fra il massimo scuro e il massimo chiaro e di tinta neutra.

1) E’ neutro quel colore che sia formato dai tre colori primari Rosso, Giallo, Azzurro.
2) E’ neutro anche quel colore che sia formato da un colore primario mescolato con il suo complementare, esempio: rosso unito al verde, azzurro all’arancio, giallo al viola.
3) Secondario è quel colore formato unendo due dei tre colori primari, esempio rosso più giallo ci da arancio.
4) E' complementare del colore restante, quel colore formato da due dei tre primari.
Prima di iniziare a dipingere, è bene che prendiate dell’olio di lino crudo (meglio se sbiancato al sole) diluitelo un poco con essenza di trementina, poi stendete accuratamente sulla tavola, questo sarà assorbito completamente in quatto/ sei ore, più tempo, indicherà eccesso di colla nella mestica usata per eseguire l’intonaco, meno tempo indicherà un intonaco troppo magro, in tal caso stendere altro olio evitando gli eccessi.
Ora preparate un colore neutro adatto alle ombre e con esso iniziate, cosi come dice Leonardo, a scolpire il vostro dipinto, facendo attenzione a non scurire toppo l’ombra perché sarebbe inopportuno doverla schiarire, quando questa fosse eccessiva, quando ogni ombra sarà ben dipinta dipingerete i lumi, senza eccedere; c’e sempre tempo per rafforzare un’ombra o intensificare un lume o per dar loro colore.

Un abbraccio.

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